lunedì 5 dicembre 2011

Il libro della vita e della morte, di Deborah Harkness


 

Un tomo di 751 pagine deve essere coinvolgente e appassionante, o quantomeno radicalmente utile, altrimenti è un insulto alla natura e un'offesa a qualsiasi albero.
Questo libro di Deborah Harkness, professoressa universitaria dalla lunga carriera e di chiara fama,  per fortuna ha, perlomeno in parte, tutti i pregi di cui sopra.
E' coinvolgente, soprattutto nella sua seconda parte, dove la narrazione sembra decollare e divenire più viva; è appassionante, nel modo nuovo di dipingere creature su cui ogni tanto pensiamo di aver letto di tutto (vampiri, demoni, streghe) e nel coniugare passione intellettuale, riferimenti dotti (letterari, storici, biblici, teologici, filosofici) e una trama avvincente (sebbene con qualche debolezza qua e là). L'utilità sta nel fatto che l'autrice non imbroglia: alla fine del libro mette i riferimenti delle opere che ha citato. E nel fatto che se andremo alla Bodleiana il suo libro potrà essere usato come guida.
E' ben scritto, sebbene proprio nella scrittura si evidenzino alcune delle debolezze di cui dicevo. La prima è che, paradossalmente, per quanto sia brava nelle descrizioni, in particolare del mondo oxoniense e della biblioteca Bodleiana, l'autrice ne è troppo compiaciuta. Come un cuoco che oltre ad averti servito un ottimo manicaretto, continuasse, mentre mangi, a tartassarti con domande in cui evidentemente sta tessendo le proprie lodi..."E' buonissimo, vero? Hai mai mangiato nulla di così buono? Il bilanciamento dei sapori è perfetto, vero?...." Così facendo, ti toglie proprio quel gusto, quell'assaporare deliziandosi che è il meglio della lettura (e del mangiare). 
La seconda debolezza sono i dialoghi. Pazienza quando stanno parlando due professori universitari, ma anche quando sono amici che parlano tra loro, o addirittura due innamorati, i dialoghi spesso sono freddi. Finti. Costruiti. 
Mi ha fatto pensare, per contrasto, al libro di Kresley Cole che stavo leggendo contemporaneamente. Sicuramente la Cole non potrebbe descrivere Oxford con tale dovizia di particolari, sicuramente non potrebbe mai imbastire una trama così complessa e una vicenda così intricata, sicuramente la sua scrittura è infinitamente meno elaborata e raffinata di quella della Harkness, ma la Cole ha un enorme merito, anzi due: crea dialoghi vivi, vivaci, scoppiettanti, in cui una risposta è davvero ciò che una persona viva potrebbe dire, e ha il dono dell'ironia. Non è poco.
Il libro è comunque bello e merita la lettura, nonostante il costo (19,90 euro!) e il fatto che ci siano DEGLI ERRORI DI STAMPA! Esempio:  pag. 684, "...abbiamo preso il treno per Albany e poi per Syracuse E siamo arrivati a Cazenovia in pullman". Ce ne sono alcuni altri, purtroppo. In un libro di tale prezzo trovare degli errori, refusi o altro che siano, è una vergogna che grida vendetta al cospetto, se non di Dio, dell'angelo della lettura e del santo protettore dei lettori. Mi informerò chi siano questi ultimi, così impetrerò delle preghiere affinché provvedano.
Ah, la cosa più bella, finito il libro, è continuare a toccare la copertina, che ha una grana vellutata straordinaria...piacere dei sensi.



Altre osservazioni: leggetele solo se siete insopportabilmente pignoli, come me.
- Il titolo snatura un poco la vera dimensione della storia, rispetto all'originale "A discovery of witches" ed è troppo connotato religiosamente. Sarebbero andati benissimo, allora, "Il libro nascosto" o "Il manoscritto segreto".
- Una professoressa universitaria che non sa che cos'è il sacco amniotico? E che da esso deriva l'espressione "nato con la camicia"? Ma per favore!
- Perché un vampiro deve avere come minimo sette nomi?!
- Ma come mai questo vampiro è così poco sexy?
- Ma a chi interessa di che tipo sono i cavalli e come si chiamano e come lei li cavalca?
- Troppi accostamenti tra la protagonista Diana e la dea Diana. 
- Lilith è ben più antica di Dante Gabriel Rossetti!
- Un po' troppi fantasmi in giro per casa. Affollato.
- Shakespeare viene accusato di essere un rubaversi.
- La protagonista ha troppi doni, troppe capacità da superstrega. E questo o fa troppo Xmen o fa troppo messianismo wicca.

E ora, qualche altro punto positivo, perché so anche apprezzare: 
- la casa delle streghe! Mitica casa...
- il fatto che le mutazioni e l'adattamento portino a poter generare con chi è diverso (cfr. Le Guin, Pianeta dell'esilio)
- il pensiero che la madre racconti a Diana bambina attraverso una storia la sua verità
- la lettera dei genitori, che Diana infine riceve quando è pronta per affrontare la verità di se stessa e dopo aver trovato Matthew
- le citazioni di Giordano Bruno
- "Tutto ebbe inizio con l'assenza e il desiderio. Tutto ebbe inizio con il sangue e la paura. Tutto ebbe inizio con la scoperta delle streghe." (pag 578). Frase trasformata nella quarta di copertina...mah! 
- "Nasconderemo Diana nel tempo". Marion Zimmer Bradley docet: lo fa Mikhail Lanart-Hastur grazie all'anello di Varzil (con del materiale radioattivo, non con una persona, ma il concetto è quello).




Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...