sabato 19 novembre 2011

La serie di Stephanie Plum di Janet Evanovich

Janet Evanovich ha creato il personaggio di Stephanie Plum, che, perso il lavoro, inizia a fare la cacciatrice di taglie, con tanta sventatezza quanta buona volontà. Le sue storie sono interessanti, cariche di humor, simpatia e di una vena di romanticismo che non guasta, perché sempre condita da sviluppi ironici. Attorno alla protagonista si muovono personaggi credibili e dotati di tutte le idiosincrasie delle persone vere, a volte meschini e a volte dolci, certi insopportabili e altri deliziosamente buffi, e che contribuiscono a vivacizzare trame sempre intriganti e mai scontate, in cui la punta di giallo porta riflessioni sui meccanismi (spesso malati) della nostra società. La protagonista è adorabile, buffa, divertente, coraggiosa, incosciente, insicura, maldestra, affettuosa. Il comprimario maschile è di libro in libro più interessante e affascinante. Lo sfondo delle storie è la città di Trenton, in particolare il Borgo, il quartiere in cui si mescolano famiglie di figli di italiani, ungheresi, svedesi, con nomi quali Julia Cenetta, Joe Morelli (il lui), Kenny Mancuso. Perfettamente descritti nel presente e nel passato, il melting pot e la realtà dell’immigrazione negli Stati Uniti e dell’adattamento delle varie comunità vengono trasmessi con semplicità e ironia.




1. Bastardo numero uno. 8. Una protagonista inconsueta e simpaticissima, un lui kitsch che pian piano diventa sexy, una storia intricata e coinvolgente, un giallo da risolvere, le famiglie, il criceto e la necessità di arrivare alla fine del mese, oltre a una comunità di quartiere che è un piccolo paese di italiani trapiantati negli USA…Impagabile e divertente.






 



2. Due di troppo. 9. Il personaggio migliore? La mitica nonna Mazur! Un libro scoppiettante. E una protagonista che ne combina di tutti i colori, ma non si sa come anche stavolta riesce a risolvere il caso, sempre grazie all’aiuto di tanti amici e di Joe Morelli, che lei comunque per ripicca (lui le ha messo in borsetta una microspia senza dirlo) lascia per strada in calzetti e camicia. E basta. E al quale era già piombata addosso, in macchina…con la straordinaria Buick. E al quale rovina la macchina un numero imprecisato di volte…sempre per sbaglio. Risate garantite.








3. Tre e sei morto. 8. In questo caso, oltre ovviamente alla nostra cara Stephanie, è Lula che mantiene alto il numero delle risate alla lettura. Stephanie, stressata dal comportamento di Joe Morelli che non ci prova più con lei, finalmente va a casa sua vestita decentemente (per quanto con i capelli arancioni)…ma ovviamente succede qualcosa che impedisce il proseguio delle cose. Comunque, bell’intreccio.



4. Non dire quattro. 8,5. Intreccio un po’ meno intrigante, personaggi comprimari poco interessanti e divertenti, ma l’evoluzione della storia tra Stephanie e Joe tiene col fiato sospeso, anche perché lei per un po’ si trasferisce a casa sua…Dialoghi scoppiettanti, divertenti e soprattutto realistici. Stephanie come sempre è davvero strana come cacciatrice di taglie. Persino i suoi nonnetti pensionati vicini di casa hanno almeno una pistola ciascuno (di cui discutono da intenditori), mentre lei o non la porta o la tiene scarica perché i proiettili le fanno paura, e alla domanda di Morelli “Ma a che ti serve una pistola senza proiettili?” risponde, mascherando la tensione (qualcuno ha buttato una molotov in casa) con l’ironia: “A spaventare la gente. O a dare una botta in testa a qualcuno. O a rompere i vetri. O a schiacciare le noci”(p. 211). Impagabile Stephanie. Tanta ironia e suspence, oltre che un deciso approfondimento dei rapporti tra i due protagonisti…e una Ducati su cui se ne vanno a fare un giro alla fine del libro e che, come dice Stephanie, è “italianamente sexy” come Morelli. Incredibile, come in bocca a lui certe cose diventino così…”bollenti”, per usare l’aggettivo di Stephanie: “La pistola me la tengo. Niente mi fermerà, stavolta. Se cambi idea, ti sparo” (p. 65); “Mi vuoi di brutto” (pag. 66 e pag. 194); “E’ una cosa di sesso?” (pag. 143 e 160)…Non so come, ma è sexy anche quando dice le parolacce, con “la sua faccia imperscrutabile da sbirro” dietro cui cela , un poco, la sua natura irruenta e focosa (come abbiamo già visto quella volta che ha scagliato il piatto…). Che bel personaggio! Migliora di libro in libro. E le parole, ma soprattutto i pensieri, di Stephanie sono divertentissimi: “Non pensavo che ce ne fosse bisogno, facendo sesso una volta al millennio”, pag. 65; “Troppo presto”. “Stai scherzando? Come troppo presto? Sono anni!”, pag. 165. Lei, però, come personaggio, era già grande all’inizio della serie ed è un gran piacere vederla confermarsi ogni volta.
Devo citare quest’altro brano, che ha a che fare con la religione.
“Capisco sempre quando è domenica, perché mi sveglio con i rimorsi di coscienza. E’ uno dei vantaggi dell’essere cattolica, un’esperienza con molte sfaccettature. Puoi perdere la fede, ma non il senso di colpa, quindi qualcosa ti rimane. Girai la testa verso l’orologio digitale sul comodino. Le otto. Facevo ancora in tempo per l’ultima messa. Avrei dovuto proprio andarci. Al solo pensiero mi sentii le palpebre pesanti.
Quando riaprii gli occhi erano le undici. Cielo. Troppo tardi per la chiesa. Mi alzai a fatica e ciabattai fino in bagno, dicendomi che andava tutto bene e che il Signore perdonava le piccole cose tipo andare di rado a messa. Nel corso degli anni la mia religione si era evoluta e mi ero costruita un Dio Benevolente, che non se la prendeva per certe sciocchezze tipo le bestemmie o le bugie. Il Dio Benevolente guardava nel cuore delle persone e sapeva se si erano comportate bene o male, all’interno del grande schema dell’universo. Nel mio mondo, Dio e Babbo Natale non si preoccupavano delle piccole cose. Il che però voleva anche dire che non potevi contare sul loro aiuto per perdere peso.” (pp. 28-29).


 



5. Batti il cinque. 9. Molto riuscito. Come sempre divertente, con scene di un umorismo quotidiano che ti fa pensare: “Potrebbe proprio succedere a me” (a parte ovviamente per le macchine). Tra guai al lavoro, uomini che passano dal non esserci affatto all’essere troppi, cene da mamma, nani (ops! Persone diversamente alte) che ti si installano in casa, vidende da tipica donna mezza italiana (vestito da urlo che ti sei comprata per far colpo e poi metti quello da educanda), peripezie varie…come si fa a non volerle bene? Morelli poi diventa di libro in libro più affascinante, sebbene anche Ranger renda il tutto parecchio pepato e intrigante. E poi certe rivelazioni che, come nella vita, avvengono nel modo più prosaico, a un caffè, parlando d’altro (“Gesù. Dovevo proprio innamorarmi di una donna che lavora con uno che si chiama Tank”. “Sei innamorato di me?” “Certo. E’ solo che non ti voglio sposare.” Pag. 58-59). Cito solo un passo tipicamente Stephanie, ma il libro è pieno di chicche, impossibile decidere quale non privilegiare: “Il motore scoppiettò, uscii dal parcheggio e mi diressi a casa di zia Mabel con il pilota automatico, cercando di stabilire delle priorità. Dovevo neutralizzare Ramirez, risolvere il mistero dello zio Fred, fare da autista a uno sceicco…E mi sentivo a disagio per la receptionist dei rifiuti. Senza contare che dovevo procurarmi un paio di scarpe per il sabato sera. Allineai mentalmente tutti gli impegni. Non c’era dubbio: le scarpe erano in cima alla lista delle priorità. Okay, certe volte non ero la cacciatrice di taglie migliore del mondo, non ero favolosa come cuoca, ero sprovvista di un fidanzato, per non parlare di un marito, non avevo un grande successo finanziario. Potevo convivere con tutti questi difetti, sapendo che di quando in quando riuscivo a sembrare una gran gnocca. E sabato sera avevo intenzione di sembrarlo. Per cui mi servivano sia un paio di scarpe sia un vestito.” (Pagg. 96-97). Da leggere tutto!

 

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